Mio figlio non parla?

Ecco tre consigli

 

Tuo figlio ha difficoltà a comunicare e ad esprimersi? Vedi una certa differenza tra il suo modo di parlare e quello dei suoi coetanei? Oppure le maestre ti hanno detto di essere preoccupate per il suo linguaggio?

In questo articolo voglio darti dei consigli per aiutarti a supportare tuo figlio ad esprimersi con più facilità e chiarezza.

Come già accennato qui, possiamo dividere il linguaggio in due sottocategorie: il linguaggio ricettivo (comprensione linguistica) e il linguaggio espressivo (espressione linguistica).

L’espressione del linguaggio, vale a dire l’abilità di usare parole e frasi per comunicare i nostri interessi o bisogni, è influenzata da moltissimi fattori, il più importante dei quali è il linguaggio ricettivo (la capacità di comprendere il linguaggio). In modo che una persona sia in grado di esprimere un determinato concetto, è necessario che lo abbia compreso ed appreso. Se vuoi dei consigli per migliorare il linguaggio ricettivo del tuo bambino, leggi questo articolo .

Ma se il tuo bambino capisce tutto, oppure già state lavorando sulla comprensione, come fare per supportarlo a dire più paroline?

Ci sono delle semplici tecniche che aiutano i nostri bambini a migliorare il proprio linguaggio espressivo.

Eccone alcune:

Dagli il tempo di rispondere

Parlare tanto al tuo bambino è molto importante per immergerlo in un ambiente ricco di stimoli. Ripetere le stesse parole numerose volte, infatti, aiuta il bambino a comprenderle ed impararle.

Ma dobbiamo tenere a mente che la comunicazione è un gioco a turni, cioè il mittente (A) manda un messaggio che il ricevente (B) riceve e comprende, e successivamente i ruoli si scambiano: B elabora una risposta e diventa il mittente, ed A diventa il ricevente.

Se invece parliamo solo noi e non diamo il tempo al nostro bambino di rispondere, i ruoli diventano fissi (genitore: mittente e bambino: ricevente) e il bambino non avrà modo di esercitarsi a dire le nuove paroline che ha imparato ascoltandoci.

Quando dici qualcosa al tuo bambino, che sia un commento o una domanda, aspetta almeno 5 secondi per permettere a tuo figlio di inserirsi nel discorso. Questi secondi di attesa gli permetteranno di comprendere la domanda, elaborare una risposta ed esprimerla.

Ecco un esempio:

Genitore: Uh guarda, un cagnolino. Quello è un cane piccolo, noi ne abbiamo uno grande. Come fa il cane?.. Bau Bau! Ecco che va via, ciao cane!

Genitore: Uh guarda, un cagnolino! (Pausa)

Bambino: …Ino!

G: Quello è un cane piccolo, noi ne abbiamo uno grande, (pausa)

B: Gesto di grande

G: Come fa il cane? (Pausa)

B: Bau-bau

G: Sì, bau-bau! Ecco che va via, ciao cane! (pausa)

B: Ciao ciao

 

Non anticipare le sue richieste

Sin dalla nascita, i genitori sono abituati a comprendere quello di cui il proprio figlio ha bisogno dal tipo di pianto, dalle espressioni facciali, dai movimenti, dal momento della giornata.

In poco tempo, il genitore sviluppa questo sesto senso talmente tanto da anticipare i bisogni del suo bambino (quasi un superpotere).

Sebbene questo denoti una connessione speciale tra genitore e bambino, purtroppo c’è anche uno svantaggio: anticipando le richieste di nostro figlio gli stiamo togliendo un’opportunità di comunicare.

Se sai che il tuo bambino è abituato a fare merenda appena tornato da scuola, prova ad aspettare un po’ prima di dargli la merenda e vedi se sarà lui a chiederla.

Oppure, se vedi che il tuo bambino vuole giocare con i Lego e ha difficoltà ad aprire la scatola, aspetta un momento per osservare se sarà lui a chiamarti e a chiederti di aiutarlo.

Cosa intendo per “chiedere”?

Con “chiedere” non intendo solo utilizzare le parole per fare una richiesta.

Il bambino può fare una richiesta in svariati modi, tutti efficaci comunicativamente:

  • Prendendoti per mano e portandoti verso l’oggetto che vuole;
  • Indicando con il dito o con la mano ciò che vuole;
  • Comunicarti con lo sguardo ciò di cui ha bisogno (magari guardando prima te e poi quell’oggetto).

 

Fai domande a risposta aperta

Le domande sono uno strumento fondamentale per stimolare la conversazione e il linguaggio dei nostri bambini.

Ci sono però diversi tipi di domande: due di questi sono “a risposta chiusa” e “a risposta aperta”.

Le domande a risposta chiusa sono domande a cui si può rispondere solo con “Sì” oppure “No” (per esempio, “Hai giocato al parco oggi?”).

Le domande a risposta aperta, invece, non permettono all’interlocutore di rispondere solo con un “si” o un “no”, pertanto stimolano l’elaborazione di risposte più lunghe ed elaborate e di conseguenza stimolano il linguaggio (per esempio, “Con chi hai giocato oggi?” oppure “Dove hai giocato oggi?”).

Scegliendo di porre domande a risposta aperta, dai l’opportunità al tuo bambino di elaborare risposte più complesse di un semplice “Sì” o “No”, aiutandolo a migliorare il suo linguaggio.

Questi sono pochi consigli che ti permetteranno di supportare il linguaggio del tuo bambino. Tuttavia, ogni bambino è unico, e potrebbe necessitare di esercizi piu mirati.

Fammi sapere se questi consigli ti sono stati utili e contattami qui per maggiori informazioni!