Il bilinguismo causa ritardo di linguaggio?

 

Cos’è il bilinguismo?

Quali sono i vantaggi di essere bilingue?

I bambini esposti a due lingue dalla nascita parlano dopo?

Come capire se è opportuno fare una valutazione del linguaggio?

 

In questo post, cercheremo di trovare le risposte a queste tre domande.

 

 

Cos’è il bilinguismo?

 

Detto semplicemente, il bilinguismo è la capacità di utilizzare due lingue.

Il grado di padronanza nelle due lingue può variare da una conoscenza minima ad una profonda di entrambe le lingue.

 

Una persona potrebbe essere considerata bilingue ed essere in grado solo di parlare, ma non di scrivere, nella seconda lingua.

 

Alcuni potrebbero avere una conoscenza profonda della lingua madre ed essere capaci a leggere in un’altra lingua.

 

Oppure può essere considerato bilingue chi ha una conoscenza perfetta in tutti i domini linguistici (scrittura – lettura – ascolto – conversazione) di due lingue.

 

Ecco degli esempi:

  • Laura conosce l’Italiano alla perfezione, ed è in grado di chiedere informazioni in Inglese quando va in vacanza in giro per il mondo.

  • Camilla è capace di comunicare sia in Italiano che nella Lingua dei Segni Italiana (LIS).

  • Luca conosce l’Italiano e il Sardo, entrambi alla perfezione (Già, il dialetto può essere considerato una seconda lingua, lo sapevi? Questo è molto entusiasmante, perché vuol dire che quasi tutta la popolazione Italiana può essere considerata bilingue essendo in grado di parlare sia l’Italiano che il dialetto!)

Sebbene tutti questi casi siano considerati bilingui, quando si parla di bilinguismo ci sono delle distinzioni per quanto riguarda l’ordine di acquisizione.

 

Si parla di bilinguismo simultaneo quando si è esposti a due lingue nello stesso momento, di solito dalla nascita. È il caso di bambini i cui genitori parlano due lingue differenti.

 

Si parla invece di bilinguismo consecutivo quando il bambino è dapprima esposto ad una lingua a casa, e successivamente esposto ad una seconda lingua quando inizia la scuola. Ad esempio, bambini di una famiglia Rumena che vive in Italia.

In questo caso, è possibile parlare di Lingua 1, o L1, che è la lingua più conosciuta, o introdotta prima, e Lingua 2, o L2, che è la lingua meno conosciuta o introdotta dopo.

 

È considerato bilinguismo consecutivo anche quello in cui una persona vive in un Paese fino ad una certa età e poi si trasferisce in un altro Paese per studiare o lavorare, come nel il mio caso (e quello di altre migliaia di persone).

 

Oggi, circa il 70% della popolazione mondiale è considerato bilingue. Al contrario di quanto si pensava all’inizio del 1900, essere bilingue non causa problemi cognitivi o di linguaggio. Al giorno d’oggi, numerosi studi ipotizzano che essere bilingue possa avere dei vantaggi.

 

Quali sono i vantaggi di essere bilingue?

 

Innanzitutto, essere in grado di parlare due lingue e di comprendere due culture ha il vantaggio di incrementare le opportunità lavorative. Ad esempio, in Italia essere in grado di parlare bene l’Inglese è quasi sempre sinonimo di più possibilità a trovare un lavoro.

 

Ma non solo. Alcuni studi affermano che il bilinguismo possa influire positivamente sulle funzioni esecutive, cioè quelle abilità che entrano in gioco in situazioni in cui l’utilizzo di abilità di routine non è sufficiente alla loro riuscita (inibizione, flessibilità, pianificazione, memoria di lavoro, attenzione e fluenza cognitiva).

 

Altri studi affermano che il bilinguismo possa ritardare il declino cognitivo, e l’insorgenza dell’Alzheimer nella terza età.

 

È possibile inoltre che i bambini bilingue abbiano una maggiore e precoce consapevolezza che gli altri possano vedere le cose da una prospettiva diversa dalla loro.

Questo deriva dalla pratica costante di adattare la scelta della lingua al tipo di persona con cui si parla, sviluppando, quindi, una maggiore consapevolezza dell’altro e una maggiore flessibilità mentale. Puoi trovare più informazioni in merito qui.

 

Ma il bilinguismo causa ritardo di linguaggio?

 

I bambini esposti a due lingue dalla nascita parlano dopo degli altri?

 

Parlare due lingue con i bambini li confonde?

 

I bambini fanno fatica ad imparare parole nuove se le sentono in due lingue diverse?

 

In realtà, No.

 

Lo sviluppo del linguaggio dei bambini bilingui segue le stesse tappe dello sviluppo del linguaggio di bambini monolingui.

Il bilinguismo non causa ritardo di linguaggio.

 

I bambini bilingui iniziano a produrre i primi vocalizzi tra i 3 e i 6 mesi, le prime parole dai 12 ai 18 mesi, e iniziano a combinare due parole per formare frasi tra i 18 e i 24 mesi, proprio come i loro pari monolingui (puoi vedere le tappe dello sviluppo del linguaggio qui).

 

E allora perché è così comune sentire che il bilinguismo causa ritardo?

 

Il motivo è che lo sviluppo linguistico a volte potrebbe sembrare in ritardo perché l’abilità linguistica di un bambino è divisa in due lingue.

 

Prendiamo come esempio il vocabolario: se misuriamo il numero di parole che un bambino bilingue è in grado di utilizzare separatamente, una lingua per volta, potrebbe risultare che il bambino conosca meno parole di un suo coetaneo monolingue.

Però, se si contano le parole che il bambino conosce in entrambe le lingue, il numero delle parole è simile, anzi potrebbe anche essere più alto.

 

Ad esempio, se un bambino che parla solo Italiano è in grado di dire 50 parole a 18 mesi, un bambino della stessa età che parla Italiano e Olandese potrebbe dire 30 parole in Italiano e 30 in Olandese.

 

Se si confrontano il numero di parole che i due bambini utilizzano in Italiano, potrebbe sembrare che il bambino bilingue ne conosca di meno (50 > 30).

 

Ma se prendiamo in considerazione tutto il vocabolario del bambino bilingue, possiamo vedere che in realtà ne conosce di più (50 < 60).

 

Naturalmente, lo sviluppo del vocabolario in una lingua è strettamente associato all’esposizione che il bambino ha ricevuto in quella lingua.

La stimolazione influisce anche sulla grammatica, i bambini bilingue potrebbero risultare meno precisi nella grammatica di un bambino monolingue.

Questo dipende anche da quanto il bambino ha ascoltato quella lingua.

 

Quindi, lo sviluppo linguistico segue le stesse tappe di un bambino che cresce in una famiglia monolingue.

 

Questo non vuol dire che i bambini bilingui non possono essere affetti da disturbo di linguaggio, solo che l’incidenza, e la probabilità di un disturbo di linguaggio è la stessa in bambini bilingui e monolingui.

 

Come capire se è opportuno fare una valutazione del linguaggio?

 

I segni che potrebbero indicare un ritardo/disturbo di linguaggio sono:

  • Se il bambino non ha ancora detto le sue prime paroline (in nessuna delle due lingue) a 18 mesi

  • Se il bambino non ha almeno 50 parole (complessive) a 2 anni

  • Se il bambino non comincia a combinare due parole per formare frasi a 2.5 anni (tipo “mamma, pappa”)

  • Se il bambino non parla in frasi intorno ai 3 anni.

Questi campanelli d’allarme dovrebbero manifestarsi in entrambe le lingue, se si manifestano in una sola lingua e l’altra va bene, allora non si parla di ritardo o disturbo di linguaggio ma di dominanza linguistica (che in questo caso è collegata all’esposizione).

 

Nel caso in cui si riscontrano questi campanelli d’allarme, è consigliato rivolgersi a un logopedista che provvederà a valutare il linguaggio del bambino, e deciderà se un percorso logopedico è opportuno oppure no.

 
 

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Se hai qualche domanda, non esitare a contattarmi. Puoi inviarmi una mail a giannini.valentina.slt@gmail.com, scrivermi su Facebook o su Instagram.

 

A presto!

 
 
 
 
 
 

Bibliografia:

 

Bialystok E, Craik FI, Klein R, Viswanathan M. Bilingualism, aging, and cognitive control: evidence from the Simon task. Psychol Aging. 2004 Jun;19(2):290-303. doi: 10.1037/0882-7974.19.2.290. PMID: 15222822.

 

Sokolova I.V. Influence of Bilinguism on Socio-Cognitive Personality Development. The Education and science journal. 2012;1(8):81-95. (In Russ.) https://doi.org/10.17853/1994-5639-2012-8-81-95

 

Genesee, Fred. (2009). Early childhood bilingualism: Perils and possibilities. Journal of Applied Research on Learning. 2.