Facciamo le domande giuste!

 

Ciao Genitori! Ditemi se questa conversazione suona familiare:

 

“Come è andata a scuola?”

“Bene”

“Che avete fatto?”

“Niente”

 

Sembra un copione, ogni giorno avviene questa conversazione. Ma perchè?

E se ti dicessi che il motivo è che… siamo noi adulti che non facciamo le domande giuste?

Oggi ti voglio parlare di questo strumento magnifico che abbiamo a disposizione, le domande, e di come possono davvero stimolare la conversazione e il linguaggio dei bambini.

Le domande sono strumenti comunicativi utilissimi, non solo perché ci permettono di avere più informazioni su qualcosa, ma anche perché permettono di iniziare o continuare una conversazione.

In base all’età, i bambini arrivano a chiedere circa 300 domande al giorno ai loro genitori!

Ma noi genitori invece, quante domande facciamo ai nostri figli durante il giorno? E ci aiutano ad ottenere le informazioni che cerchiamo?

Ecco qualche consiglio su come utilizzare le domande per supportare il linguaggio ed ottenere le risposte giuste.

 

1# Utilizza domande che il tuo bambino comprende!

Le domande si dividono in tre gruppi:

  • Le domande a risposta chiusa (prevedono una risposta che sia “si” o “no”), ad esempio “Vuoi l’acqua?”
  • Le domande a scelta multipla (prevedono la scelta tra due o più opzioni), ad esempio “Vuoi l’acqua o il succo?”.
  • Le domande risposta aperta (prevedono una risposta che sia diversa da “si” o “no”), ad esempio “Cosa vuoi da bere?”

Queste domande hanno diversi livelli di difficoltà: i primi due gruppi possono essere utilizzati anche con bambini piccoli che ancora non sanno parlare, proprio per la loro facilità e perché hanno la possibilità di essere risposte con un cenno del capo (a risposta chiusa) o con il gesto di indicare (a scelta multipla).

L’ultimo tipo (a risposta aperta) è molto più complesso, e alcune domande sono più difficili di altre.

Le domande che iniziano con “Chi” e “Cosa” sono le più facili. Possono essere capite da bambini di 1-2 anni se supportati da gesti e oggetti familiari.

Ad esempio, un bambino di 2 anni è in grado di rispondere alla domanda “Che cos’è?” mentre si indica il suo ciuccio, o alla domanda “Chi è” mentre si indica il suo papà.

Le domande con “Dove” sono un po’ più complesse. Iniziano ad avere un elemento astratto, e il bambino deve avere almeno 2-3 anni per essere in grado di comprendere questa domanda “Dove sono le scarpe?”

Le domande che iniziano con “Come” e “Perché” possono essere comprese dai bambini a partire dai 3-4 anni, perché sono più difficili. Sono domande che richiedono un ragionamento astratto, ad esempio “Come si mettono le scarpe?”, o “Perché ci laviamo le mani?”

La domanda “Quando” è la più difficile ed astratta di tutte: viene compresa dai bambini verso i 4-5 anni. Per comprenderla, il bambino deve avere il concetto del tempo, che si sviluppa crescendo.

Cosa succede se poniamo al nostro bambino una domanda che non è ancora in grado di comprendere?

Semplice, non risponderà come ci aspettiamo.

Il consiglio quindi è di capire qual è il livello di comprensione del nostro bambino e fare le domande appropriate al suo livello.

 

Ti faccio un esempio:

Se chiediamo “Come vuoi i capelli oggi?” (risposta aperta) e vediamo che la nostra bambina non ci risponde, proviamo a chiederle “Vuoi le trecce o i codini?” (scelta multipla), oppure “Vuoi le trecce?” (risposta chiusa).

Diminuendo il livello della domanda riusciremo ad avere la risposta che cercavamo.

 

#2 Fai domande specifiche

Le domande generali portano risposte generali, e brevi! Lo sapevi?

Pensa a quando incontri una persona dopo tanto tempo, e lei ti chiede: “Come va? Che mi racconti?”

Pensa alla risposta che daresti… Sicuramente saranno successe tantissime cose, ma di solito la risposta è sempre su queste linee “Tutto bene, solite cose.”

Perché? Perché la domanda era troppo generale, e la risposta di conseguenza è stata generale.

Questo ci riporta al nostro “copione” dell’uscita da scuola.

“Come è andata?” è una domanda generale, che chiama una risposta generale “Bene”.

“Che avete fatto?” anche è una domanda generale… ci sono tantissime cose da raccontare ma sono talmente tante che la risposta più semplice da dare è “Niente”.

Quando cerchiamo di iniziare una conversazione con i nostri bambini, cerchiamo di essere un po’ più specifici, ad esempio:

“Con chi hai giocato oggi?”

“Cosa hai mangiato per merenda / a pranzo?”

“Cosa hai imparato di nuovo oggi?”

“Hai aiutato qualcuno? Qualcuno ti ha aiutato?”

“Qual’è stata la cosa più difficile che hai fatto oggi?”

“Che colori hai usato oggi?”

Vedrai che la conversazione sarà molto più lunga! Parola mia…

 

#3 Non fare troppe domande

Questo è il consiglio più importante: evitiamo di fare troppe domande.

Pensiamo sempre alla nostra vita da adulti, come ci sentiamo quando in una conversazione ci fanno più di quattro domande di seguito?

I bambini si sentono allo stesso modo quando noi facciamo tante domande a loro.

Fare tante domande, invece che stimolare e supportare il nostro bambino a parlare di più… crea proprio l’effetto contrario!

 

La prossima volta che parli con il tuo bambino, fai caso a quante domande gli fai. Se sono troppe, prova a sostituire la metà delle domande con dei commenti.

 

Ti faccio un esempio:

Se durante una passeggiata con il tuo bambino vedete qualcosa di inusuale, ad esempio un coniglio, e la conversazione di solito va così:

“Uh, guarda! Cos’è quello? (Domanda) Un coniglio? (Domanda) Ma che bello, vero? (Domanda) Ti piace? (Domanda) Secondo te come si chiama? (Domanda)”

Prova a trasformarla in questa: “Uh guarda! Un coniglio… ma che bello! (Commento) E’ tutto bianco! (Commento) Ti piace? (Domanda) Secondo me si chiama “Tamburino”. (Commento) Secondo te? (Domanda)”.

Meno domande e più commenti supporteranno il tuo bambino a dire la sua, senza sentire la pressione del dover rispondere alla domanda.

 

Questi consigli ti sono sembrati utili?

Fammelo sapere contattandomi qui!